"Ha i denti storti, sicuramente dovrà mettere l’apparecchio, ma ancora non ha cambiato tutti i denti, dovremo aspettare che vada alle scuole medie!"
Troppo spesso i genitori fanno questa constatazione nella convinzione, errata, che l’apparecchio serva (solo) a correggere problemi estetici e che la terapia ortodontica sia controindicata nell' infanzia e debba essere fatta quando il bambino ha tutti i denti permanenti.
In realtà, al contrario, ci sono casi in cui ha senso consigliare l’uso dell’apparecchio anche a bambini/e di 4 anni, perché prima si interviene meglio è, in termini di efficacia (maggiore) e durata (ridotta) dell’intervento. Non solo: in alcuni casi l'assenza di un intervento precoce può impedire del tutto una futura correzione della malocclusione, costringendo il paziente a sottoporsi, in età adulta, a terapie più complesse ed invasive di chirurgia ortognatica.
I controlli periodici dal dentista sono importanti
I regolari controlli dal dentista pediatrico sono importanti proprio per intercettare tempestivamente eventuali problemi e intervenire di conseguenza. Come si legge nelle Raccomandazioni cliniche in odontostomatologia, è consigliabile che la prima visita odontoiatrica venga fatta verso i due anni, indipendentemente dalla presenza o meno di problematiche dentali, proprio per intercettare eventuali malocclusioni, carie e cattive abitudini che mettono a rischio la salute del cavo orale.
Se necessario, l’odontoiatra può suggerire una vista dallo specialista ortodontista, perché alcuni trattamenti necessitano di intervento precoce.
L’ortodontista è uno specialista che ricopre un ruolo ampio: valuta che la crescita delle ossa facciali di un bambino stia avvenendo nel modo corretto, con una relazione armonica tra la mascella e la mandibola; si assicura che non vi siano delle abitudini scorrette, quali il succhiamento del pollice o del dito, una spinta linguale anomala o una respirazione di tipo orale che possano interferire con la corretta funzione e crescita delle ossa mascellari; si interessa della posizione dei singoli denti, “raddrizzando” quelli storti.
In un bambino con una crescita cranio-facciale anomala e dei rapporti scorretti tra la mascella e la mandibola, la malocclusione sarà accompagnata probabilmente da una posizione anch’essa anomala dei denti, che potrebbero apparire “storti" ma la cosa più importante e più grave è che ci potranno essere disturbi nella fonazione, deglutizione, respirazione e masticazione. Una cattiva occlusione può poi ripercuotere i suoi effetti su altri distretti corporei: i muscoli scheletrici e la colonna vertebrale, determinando disturbi posturali o cefalee.
Ecco perchè una malocclusione non va mai trascurata in tenera età.
L’ortodonzia, infatti, può correggere meglio le anomalie durante la fase di crescita del bambino e lo sviluppo delle ossa mascellari, aiutata anche dai cicli ormonali.
Una prima visita ortodontica è consigliabile quindi in un’età compresa tra i 4 e i 5 anni, in cui sarà possibile valutare il tipo di crescita, correggere le abitudini viziate (come succhiamento delle dita, respirazione orale, deglutizione infantile) e valutare la permuta dei denti decidui e la presenza dei permanenti anche grazie alla radiografia panoramica.
Quando la malocclusione è scheletrica va corretta precocemente
Quando il problema riguarda la componente scheletrica e non dentale, cioè la crescita delle ossa mascellari, è importante intervenire molto precocemente. Questo è vero soprattutto nei casi di malocclusione di classe III (mento sporgente), di morso aperto da abitudine viziate come il succhiamento del pollice, o di morso incrociato. Sono situazioni che vanno trattate prima possibile, anche in tenera età, per esempio a 5 anni, per impedire lo sviluppo di anomalie che potrebbero determinare, con la crescita, l'instaurarsi di problematiche più complesse e difficilmente risolvibili. Si parla, in questi casi, di terapia ortodontica intercettiva, eseguita in età precoce.
Per altri casi di malocclusione (per esempio se classificata di classe II) può essere invece consigliabile intervenire in corrispondenza del picco di crescita puberale, intorno ai 9 anni (prima sulle bambine, dopo sui maschietti che raggiungono più tardi la maturità scheletrica) con una terapia ortodontica funzionale. Anche in questi casi, però, una accurata visita ortodontica potrà stabilire le cause della malocclusione e dunque le fasi della terapia e il momento più opportuno per intervenire.
Se i denti sono storti
Quando la maloccusione è di natura solo dentale – per intenderci, in caso dei famosi denti storti, ma con una crescita corretta delle ossa– nella maggior parte dei casi si attende la permuta completa dei denti, la sostituzione cioè dei denti da latte con quelli permanenti, prima di intervenire con la terapia ortodontica.
Non serve, però, aspettare l’eruzione di tutti i denti permanenti quando, per esempio, un incisivo superiore permanente, a seguito di un ritardo della permuta del corrispondete dente da latte, si posizione in maniera anomala all’interno della dentatura. Quando il problema è circoscritto e limitato a uno specifico settore della dentatura, infatti, se intercettato tempestivamente può essere risolto anche nell’arco di 3-6 mesi.
Apparecchio fisso o mobile? Dipende!
“Può mettere l’apparecchio fisso e non mobile?" Lo chiedono molti genitori per ovviare al basso livello di collaborazione del bambino. Ma la terapia ortodontica, che può richiedere l'uso di apparecchi fissi o rimovibili, o la combinazione di entrambi, va prescritta prendendo in considerazione vari fattori e non solo la cooperazione del giovane paziente: rivestono per esempio un ruolo determinante nella scelta del dispositivo medico il tipo e la gravità della malocclusione.
Per esempio, nel cosiddetto trattamento funzionale per correggere un problema di tipo scheletrico di classe II, a bambini di 9-11 anni tipicamente si propone un apparecchio mobile superiore ed inferiore consigliando di metterlo di pomeriggio e durante la notte (è necessario l’uso di almeno 16 ore al giorno).
Per allineare i denti storti, a permuta completa, invece si consiglia generalmente il classico apparecchio fisso con i bracket che si agganciano sui denti.
O ancora, in tenera età, per correggere un morso incrociato si può prescrivere un espansore del palato fisso.
Dipende sempre da caso a caso, ancor di più oggi che, grazie alla tecnologia, abbiamo a disposizione tantissimi dispositivi medici.
Quindi, concludendo sfatiamo 3 luoghi comuni:
1) È ancora piccolo per mettere l’apparecchio
In realtà non è mai (o quasi) troppo presto per metterlo: prima si attendevano i 12-13 anni e il completamento della permuta, della sostituzione cioè dei denti da latte con quelli permanenti, ma si è visto che in caso di alterazioni scheletriche se gestite precocemente si può ristabilire prima il corretto funzionamento del sistema bocca - quindi masticazione, deglutizione, respirazione – ed evitare problemi di maggiore entità in futuro.
2) L’apparecchio serve per correggere problemi estetici
Anche, ma non solo. Rende più bello il sorriso, ma migliora anche e soprattutto il morso, ossia la relazione tra le arcate e l'occlusione. L’uso dell’apparecchio durante l’infanzia e prima dell’adolescenza può essere determinante per risolvere problemi di tipo funzionale e ripristinare una corretta masticazione.
3) Se c’è spazio tra i denti centrali, subito l’apparecchio
Tra i 7 e i 9 anni è fisiologico che tra gli incisivi superiori si creino degli spazi, per cui appaiono dei dentoni in fuori distanziati l’uno dall’altro. È il cosiddetto momento brutto anatroccolo della crescita (ugly duckling stage, in inglese).Nella maggior parte dei casi non si deve intervenire. Eppure è una situazione che spinge molti genitori a consultare il dentista e richiedere l’uso dell’apparecchio per chiudere gli spazi. Cari genitori state tranquilli, perchè si tratta di una situazione (comunque da valutare clinicamente) che il più delle volte si risolve spontaneamente.
Lucilla Becci
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